I manoscritti

 

All'origine della Biblioteca ci fu il fondo di Luigi Ferdinando Marsili (1658-1730), fondatore dell'Istituto delle Scienze. Il fondo Marsili comprende 146 manoscritti che documentano gli studi del conte sull'Europa orientale, l'oceanografia, le scienze naturali, l'antichità classica e l'arte militare e numerose lettere (tra i corrispondenti G. D. Cassini, E. Manfredi, M. Malpighi). Sempre a Marsili apparteneva una collezione di manoscritti orientali (oltre 400 arabi, quasi 200 turchi, una ventina di persiani), fra i quali segnaliamo anche la carta armena di Eremia Ch'elepi K'eomiwrchiant. 

Nel 1742 entrò in Biblioteca il fondo di Ulisse Aldrovandi (1522-1605), lasciato in eredità da lui al Senato di Bologna nel 1603, insieme al suo Museo naturalistico. Il fondo Aldrovandi è composto di 3.900 volumi fra manoscritti (in gran parte autografi del naturalista bolognese) e libri a stampa e non ha carattere esclusivamente scientifico, ma riflette l'estrema varietà di interessi dello studioso. Fa parte del fondo anche l’Erbario secco, attualmente in deposito presso l’orto botanico. Le edizioni, prevalentemente del Quattrocento e del Cinquecento, comprendono oltre 50 incunaboli, fra i quali ricordiamo la rara edizione della Epistola de insulis nuper repertis di Cristoforo Colombo, del 1493. Di grande rilievo i 18 volumi di tavole acquerellate raffiguranti piante, fiori, frutta, animali e "mostri".

Insieme alla libreria aldrovandiana fu annessa alla biblioteca la collezione cospiana, che comprende il calendario rituale messicano (Codex Cospi) del Quattrocento, dipinto su pelle di daino, uno dei rarissimi codici di età precolombiana esistenti al mondo.

Il cardinale Filippo Maria Monti (1675-1754) e, poco dopo, Benedetto 14. (1675-1758), donarono all'Istituto delle Scienze le loro ricche biblioteche. II lascito del cardinale Filippo Maria Monti comprende 11.000 volumi, soprattutto a stampa, fra i quali testi di teologia, filosofia, diritto canonico e bibliografia.

La donazione di Benedetto XIV consiste in 25.000 volumi, fra i quali 450 manoscritti. Nella biblioteca del Pontefice, conosciuto anche come Cardinale Lambertini, si segnalano molte preziose legature, caratterizzate dallo stemma di famiglia, alcuni incunaboli (fra i quali un esemplare della Bibbia latina di Magonza del 1462) e molti manoscritti sontuosamente decorati, fra i quali un salterio miniato del Duecento di scuola bolognese, alcuni libri d'ore e breviari e un evangeliario armeno rilegato in filigrana d'argento.

 

I libri antichi a stampa 

 

Il fondo comprende numerose cinquecentine, anche se prevalgono le edizioni sei-settecentesche. Oltre alle donazioni e agli acquisti di numerosi fondi privati (Bonfiglioli, Zambeccari, Sbaraglia, Beccari, Amadei, Zanetti), ricordiamo l'annessione dei fondi conventuali delle corporazioni soppresse in età napoleonica e, successivamente, alla proclamazione del Regno d'Italia.

I fondi che giunsero così alla Biblioteca, composti prevalentemente di materiale manoscritto, furono notevoli sia per la consistenza che per la qualità: dal convento di San Domenico proviene il celebre codice ebraico del Canon Medicinae di Avicenna, con miniature di scuola ferrarese, mentre dal convento del SS. Salvatore sono giunti, fra gli altri, il più antico manoscritto posseduto dalla Biblioteca, un Lattanzio del Sesto secolo in scrittura onciale, e un incunabolo ebraico su pergamena, scambiato per un manoscritto e come tale collocato.

Tra i manoscritti provenienti dalla soppressione delle biblioteche conventuali menzioniamo il celebre Rotulo 2, che è il più antico tra i manoscritti ebraici in forma di rotulo che conservano il testo completo del Pentateuco.

 

Altri fondi che ricordiamo sono:

  • gli autografi e la corrispondenza di Marcello Malpighi (acquistati nel 1834),
  • la biblioteca del poliglotta Giuseppe Mezzofanti,
  • le lettere di Pietro Metastasio,
  • le acquisizioni più recenti, riguardanti soprattutto archivi e carteggi: l'archivio del giurista Pietro Ellero (1833-1933), il carteggio di Vittorio Lugli (1885-1968), il fondo Battaglini (relativo alla storia riminese), due raccolte di lettere di Benedetto XIV, il carteggio di Quirico Filopanti, autografi di Carducci, Pascoli, Malpighi, Bertoloni.

Una menzione a parte va fatta per la collezione di 58 papiri in lingua greca e latina di età tolemaica, romana e bizantina, acquistata nel 1930 da un antiquario del Cairo.